Prorogata fino al 13 gennaio 2023 la mostra che consente di ammirare da vicino il ciclo scultoreo dei Mesi e delle Stagioni di Benedetto Antelami, trasferito all'altezza dei visitatori dal primo loggiato.
In questo particolare momento il dato storico-archeologico dei manufatti sembra quasi passare in secondo piano rispetto al loro messaggio esistenziale. I lavoratori scolpiti da Antelami con volto sereno e abiti composti e le due stagioni piene di grazia e nobiltà dicono, a chi li osserva, che il tempo non è un nemico, nonostante gli eventi siano a volte avversi e faticosi da vivere. Gli otto lati del Battistero ci introducono nel tempo della Salvezza: l’ottavo giorno, quello della Risurrezione, redime e risana i sette giorni della storia, poiché in esso “non c’è morte, né lutto, né lamento, né affanno”. Il lavoro, l’impegno, il percorso esistenziale, fatto di gioie e dolori, di aspettative soddisfatte e di desideri delusi, ritrovano qui la motivazione e l’incentivo per ripensarsi e rimettersi in gioco. Attraverso l’opera dello scultore sapiente la pietra è divenuta espressione dell’idea, della conoscenza e dei valori della fede. Questo ciclo scultoreo, ancorché incompleto, diviene una narrazione materiale del trascendente. In queste statue troviamo sintetizzata la Creazione articolata in spazio e tempo, dimensioni in cui il mistero spontaneo della vita incontra la sapienza dell’agricoltore, e l’opera del lavoratore sapiente apprende ad adeguarsi allo scorrere dei tempi e all’alternarsi delle stagioni. Natura e cultura.
In questa opera è però racchiusa anche la dinamica teologica di peccato e redenzione. Come l’uomo, reo del peccato originale, è condannato a trarre la sua sussistenza con fatica e sudore da una natura che gli è divenuta ostile, così l’uomo redento dal sacrificio di Cristo viene reintegrato nell’equilibrio armonico del progetto divino.«Mi auguro che nell’ammirare i Mesi dell’Antelami si giunga a “riflettere”, a pensare cioè in forma introiettiva, avvertendo che l’opera di Antelami riflette la Luce del Cristonella felice continuità del tempo di Dio e del laborioso tempo dell’uomo»(mons. Enrico Solmi).
Il progetto è nato dall’attenta riflessione della Commissione diocesana per Parma2020+21 presieduta dal Vescovo di Parma, mons. Enrico Solmi, e composta da don Alfredo Bianchi (direttore Ufficio Beni culturali della Diocesi), don Lorenzo Montenz (responsabile Progetto culturale diocesano), arch. Sauro Rossi (Presidente Fabbriceriadella Basilica Cattedrale), dott.ssa Giovanna Savazzini (coordinatrice Museodiocesano), arch. Barbara Zilocchi.
Animata dalla convinzione che “Cultura è carità” la Commissione ha voluto devolvereparte dei proventi della bigliettazione a sostegno della Caritas diocesana.
La realizzazione del progetto è stata resa possibile da un cofinanziamento di Fondazione Cariparma, Fondazione Monteparma, Comitato per Parma 2020 e dalla collaborazione con Confagricoltura. Esposizione a cura dell’arch. Barbara Zilocchi; allestimento: Teknostage, Massimiliano Di Liberto; grafica: Alberto Ghillani.