«Nel momento della benedizione e del congedo, carissimi sorelle e fratelli di Parma, vi auguro di essere come la nostra Cattedrale: robusta nelle sue strutture; delicata e gentile nelle sue decorazioni; ferma e quasi immutabile in ciò che “la sostiene: le fondamenta, le pareti, la volta; capace all’interno di accogliere il contributo delle varie generazioni; austera nella sua solennità eppur familiare; luogo dove anche una persona sola può sentirsi accolta e rispettata e insieme aula che sembra esaltarsi per la presenza di una comunità. Essere come la Cattedrale o essere la vera Cattedrale? La Cattedrale è presente a Parma. E Parma muterebbe profondamente il suo profilo se essa scomparisse. Eppure non è tutta Parma. Nei secoli la Cattedrale ha visto passare, dominare e scomparire duchi, imperatori e dittatori. A tutti ha ricordato il Vangelo. E ha visto passare tanti Vescovi: li ha pianti alla loro morte; forse li ha anche sopportati; li ha ricordati. Non si può scrivere la storia di Parma ignorando la Cattedrale. Ma a sua volta la Cattedrale non pretende di essere l’unica fonte di storia. Parma ha bisogno della Cattedrale, ma senza Parma la Cattedrale sarebbe un luogo senza significato».
(Cattedrale di Parma, 8 giugno 1996)